giovedì 26 gennaio 2017

Conclusioni

L'esperienza di baby-sitter, che da poco ho concluso, mi ha spinto a scrivere questo blog, in quanto all'interno della casa c'erano giochi di tutti i tipi, da tutte le parti e nonostante tutto non si sapeva come e con cosa giocare, infatti le scelte dei bambini ricadevano su I-pad, televisione, computer e solo se insistevo di proporre altre idee, allora dicevano Lego, Monopoli, colorare. Oltre a tutti questi giochi "moderni", se si possono definire così, c'erano anche armi costruite dai nonni con i legni e bastoncini, quindi proprio da questa dicotomia è partita la mia riflessione. Dopo aver fatto un percorso rapido sul gioco, la sua funzione, la presentazione dei giochi di una volta e aver riportato alcune testimonianze, dalle più vicine nel tempo a quelle più distanti, posso dire che il concetto di gioco non è qualcosa di definito, ma cambia nel corso del tempo, a seconda del luogo, della cultura e del contesto storico in cui si vive. Infatti una volta erano più diffusi i giochi all'aperto, poichè secondo me c'era meno traffico, più sicurezza, meno inquinamento e si dava più importanza alla socializzazione, inoltre c'era la povertà, quindi ognuno doveva usare la fantasia e la manualità per ottenere quello che voleva. Oggi, invece, ci si presenta davanti una situazione completamente diversa, dove l'ambiente esterno è poco sicuro, molto trafficato, inquinato ed inoltre c'è una diffusa paura dell'estraneo, che ostacola la libertà dell'individuo, oltre alla ricchezza, che porta con se' la possibilità del bambino di avere tutto pronto e in breve tempo, facendo perdere valore agli oggetti, alle azioni, alla fantasia e alla creatività. Un altro fattore importante che ha fatto cambiare la concezione di gioco è stato lo sviluppo tecnologico, che ha incentivato l'individualità, le relazioni virtuali, eliminando di conseguenza il coraggio di affrontare le situazioni direttamente assumendosi le proprie responsabilità.


 Fonte:

martedì 24 gennaio 2017

Intervista ad una nonna

Nonna di 80 anni
IO: " Nonna quando eri bambina come passavi il tuo tempo libero?"
N: " Ti dico subito che io ero una bambina che usava molto la fantasia. Quando eravamo piccole facevamo il gioco delle biglie, creavamo manualmente la buca, poi anche il percorso e vinceva chi faceva centro per prima e per più volte, poi io ne avevo talmente tante che potevo venderle alle mie amiche e amici a metà prezzo, quindi ero affarista già da piccola. Mi facevo le bambole da sola, perchè le mie sorelle erano sarte e mentre lavoravano, cadevano i pezzetti di filo, io li raccoglievo e le creavo manualmente. Durante il periodo natalizio usavo le cartoline per fare il presepe, tagliandole e dandole la forma desiderata, saltavamo la corda, giocavamo a palla-schiava,guardavamo pochissime volte la televisione e le uniche feste a cui potevo andare erano quelle delle suore e dopo un'ora dovevo già tornare a casa. Noi ragazze non potevamo uscire quasi mai, soprattutto anche perchè dopo la quinta elementare i genitori ci avevano già mandato alla scuola lavoro. Oggi tutto questo sembra impossibile, ma purtroppo o forse per fortuna era così."
 







  
Fonte
Immagine1: http://www.valtiberinainforma.it/uploads/newspersonal/images/scheda/d6db6bb1dc516e3eea1ee314a191f7d7b636846b.jpg
Immagine2:https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbRA0SsYUCCB0DSq0J-UHkIBsUMvgGproGB-blLFvNT9-uTRtIYOkvf9nIVf_ugRxHlD4ncu4l9mi-goNwhT3EMxPv_HUWNWDD9lhUz3RhvqmGGz6vcluJeLLgQoqi1jdllsuKGunHsWSr/

domenica 22 gennaio 2017

Intervista ad un papà

Papà di due figli e uomo di 52 anni
IO: " Quando dico la parola gioco a cosa pensi? "
P: " Riguardo ciò penso ai giochi da maschio, come il calcio tra amici, vicini di casa, con i quali ci trovavamo nei campetti, poi i tanti giri in bicicletta fatti tra i campi, mi vengono in mente anche i percorsi da cross fatti in bici, guardavamo pochissimo la televisione, non avevamo telefono, videogiochi, prima di andare a messa alla sera suonavamo i campanelli delle case e poi scappavamo, inoltre giocavamo molto a nascondino, a ruba bandiera, giochi di guerra con la costruzione di tane, dove poter tenere in ostaggio i nemici delle altre squadre. Per quanto riguarda i giochi da interno erano molto spesso fatti con i cugini ed erano tombola e dama. Quindi erano giochi che privileggevano il gruppo, l'unione, l'amicizia coltivata in modo diretto e autentico e non l'individualità. Infine un'altro aspetto caratteristico del gioco era la creatività e la manualità, infatti imparavamo da soli con i pezzi trovati di bici vecchie o comprati ad aggiustare le nostre biciclette. Per conludere andavamo a vendere ferro vecchio-rottami, per guadagnarci dei soldini e comprarci il gelato."
IO: " Quando chiedevi un gioco te lo prendevano subito?"
P: " Non sempre prendevano i giochi e quando ce li compravano non guardavano la moda o il capriccio nostro, ma la funzione che poteva avere, cioè ad esempio la possibilità di giocare in gruppo e non da soli."
IO: " Cosa pensi dei giochi di oggi?"
P: " I giochi di oggi sono videogiochi, apparati elettronici, che non favoriscono la fantasia, il movimento, la fisicità, la creattività, la relazione, ma al contrario la staticità, l'individualità. Io credo che sarebbe molto utile tornare un po' alle tradizioni di una volta."

 Fonte

giovedì 19 gennaio 2017

Intervista a due fratelli

Ecco a voi, come promesso è arrivato il momento di proporvi le interviste che ho fatto a due fratelli, uno di cinque anni e uno di tredici.

BAMBINO di 5 anni:
IO: "Quando la baby-sitter ti dice giochiamo, a cosa pensi?"
b:  " Quando la baby-sitter dice gioco, penso all'I-pad e alla televisione, ma anche alle Lego, ai miei peluche, che parlano con me e io racconto storie a loro e per non dimenticare anche i puzzle, fatti con tutta la famiglia".

BAMBINO di 13 anni:   
IO:" Quando ti dico giochiamo cosa ti viene in mente?"
B:" Quando penso al gioco penso all'I-pad, con il quale faccio giochi di guerra e di macchine, poi penso alle diverse apparecchiature elettroniche, ai Lego, che sono una passione trasmessa dal papà, non mi piacciono i giochi all'aperto, mi diverto stando con gli amici. Una cosa che mi piace fare molto poi è inventare giochi o meglio da giochi conosciuti come il Monopoli, giochi di carte pensare a nuove regole."
IO: " Quando vuoi un gioco i genitori te lo comprano subito? "  
B:" No, dipende  dal costo"
IO: " Cosa dici dei giochi di oggi rispetto a quelli di una volta?"  
B:" I giochi di oggi sono più tecnologici, elettronici,rovinano di più gli occhi, danno meno valore alla socializzazione, però sono più sicuri rispetto al passato, poichè c'è un contesto più controllato".


 
 





                                      Fonte:


 

lunedì 16 gennaio 2017

Ecco alcune differenze tra i giochi di oggi e quelli di una volta


Arrivati a questo punto tutti sanno quali sono i giochi di oggi, i giochi delle generazioni del 2000, quindi preferisco non annoiarvi con foto e descrizione di questi, ma ho trovato più utile e più riflessivo caricare questo video, in cui vengono messe in luce le differenze in modo semplice, ma allo stesso tempo signifivicativo sia degli strumenti sia delle diverse finalità del gioco stesso. Buona visione! 
 

venerdì 13 gennaio 2017

Cerbottana



Il termine cerbottana deriva da una parola araba, zarbatana, che indicava un’antica arma composta da un lungo tubo, utilizzato per lanciare soffiando delle piccole frecce. Era arma letale in Oriente e in Amazzonia. Da noi è un semplice gioco di bambini e bambine; c’è stato un periodo che era in vendita un po’ ovunque ma i bambini spesso la costruivano da soli, era semplice bastava una canna domestica, un vecchio tubo o ancora più semplicemente un foglio di carta arrotolato a tubo. Le pallottole venivano costruite con carta arrotolata a cono e tenuta unita con la saliva. Si facevano gare, vinceva chi lanciava più lontano; oppure si mettevano in atto piccole battaglie innocue tra squadre di bambini e bambine. 


 Fonte:

Testo:http://digidownload.libero.it/cris.rl/quaderni/giochi.pdf
Immaagine: http://www.webalice.it/antvice/Cerbottana.jpg 

martedì 10 gennaio 2017

La Campana – campanòn – scalon

Il gioco della campana è fra i più antichi e diffusi che si conoscano al mondo. Non sappiamo dove sia nato questo gioco che è praticato, con leggere varianti, in numerosi paesi: dall'Inghilterra alla Tunisia, dall'India alla Cina, dalla Russia al Perù.  Le varianti non esistono solo tra i vari paesi, ma anche all'interno dello stesso paese o persino della stessa città.
Uno dei disegni più antichi della campana è tracciato sulla pavimentazione del Foro Romano a Roma. Durante il periodo dell'Impero, le legioni romane costruirono grandi strade selciate per collegare i paesi del Nord Europa con quelli mediterranei e dell'Asia Minore. Le superfici lisce di queste grandi vie rappresentarono il posto ideale per questo gioco. Si dice che furono i soldati romani a far conoscere la Campana ai bambini dei paesi conquistati.

Come si gioca: Per giocare a campanòn serve solo tracciare a terra un semplice disegno. Quando si gioca sulla strada , per disegnare la  campana si utilizza un gessetto. Sulla terra, invece, si possono tracciare le linee con il piede oppure con la punta di un bastone. Per giocare, oltre a disegnare la campana, ogni giocatore deve procurarsi una pietra che deve essere  piatta, non troppo grande e neppure troppo liscia, per evitare che scivoli. Si gioca saltellando su una gamba sola. Per decidere chi sarà il primo a iniziare il gioco, si fa la conta. Il giocatore entra nella casella Terra e tira la pietra nella casella con il numero 1. Saltando su una gamba sola va dalla Terra alla casella 1, raccoglie la pietra, gira su se stesso e torna alla Terra. Poi tira la pietra nella casella 2, salta nella casella 1 e poi nella casella 2, raccoglie la pietra e, sempre saltando, torna indietro fino alla Terra. Continua tirando la pietra nella casella 3 e va avanti allo stesso modo, fino alla casella Cielo. Poi deve giocare in senso contrario, quindi dal Cielo lancia la pietra nella casella 8, poi nella casella 7 e così via fino a tornare sulla Terra. Nelle caselle 4 - 5 e 7 - 8, si possono appoggiare entrambi i piedi. Ma attenzione, in nessun caso la pietra o il giocatore possono toccare le righe che delimitano le caselle. Non pestare mai le righe! Se la pietra cade in una casella sbagliata o sopra una riga, il giocatore perde il turno e può ricominciare, partendo dalla casella dove ha commesso l'errore, soltanto dopo che tutti gli altri hanno giocato. Vince chi finisce per primo.