domenica 22 gennaio 2017

Intervista ad un papà

Papà di due figli e uomo di 52 anni
IO: " Quando dico la parola gioco a cosa pensi? "
P: " Riguardo ciò penso ai giochi da maschio, come il calcio tra amici, vicini di casa, con i quali ci trovavamo nei campetti, poi i tanti giri in bicicletta fatti tra i campi, mi vengono in mente anche i percorsi da cross fatti in bici, guardavamo pochissimo la televisione, non avevamo telefono, videogiochi, prima di andare a messa alla sera suonavamo i campanelli delle case e poi scappavamo, inoltre giocavamo molto a nascondino, a ruba bandiera, giochi di guerra con la costruzione di tane, dove poter tenere in ostaggio i nemici delle altre squadre. Per quanto riguarda i giochi da interno erano molto spesso fatti con i cugini ed erano tombola e dama. Quindi erano giochi che privileggevano il gruppo, l'unione, l'amicizia coltivata in modo diretto e autentico e non l'individualità. Infine un'altro aspetto caratteristico del gioco era la creatività e la manualità, infatti imparavamo da soli con i pezzi trovati di bici vecchie o comprati ad aggiustare le nostre biciclette. Per conludere andavamo a vendere ferro vecchio-rottami, per guadagnarci dei soldini e comprarci il gelato."
IO: " Quando chiedevi un gioco te lo prendevano subito?"
P: " Non sempre prendevano i giochi e quando ce li compravano non guardavano la moda o il capriccio nostro, ma la funzione che poteva avere, cioè ad esempio la possibilità di giocare in gruppo e non da soli."
IO: " Cosa pensi dei giochi di oggi?"
P: " I giochi di oggi sono videogiochi, apparati elettronici, che non favoriscono la fantasia, il movimento, la fisicità, la creattività, la relazione, ma al contrario la staticità, l'individualità. Io credo che sarebbe molto utile tornare un po' alle tradizioni di una volta."

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